Frazioni - Città di Darfo Boario Terme

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ITINERARI TRA LE FRAZIONI

 

ll centro storici delle numerose frazioni che circondano la cittadina di Darfo Boario Terme conservano un patrimonio artistico davvero importante. Ricordiamo le incisioni rupestri, le preziose opere d'arte sacra, i monumenti funebri trecenteschi in pietra Simona, e ancora castelli e case signorili con portali e loggiati rinascimentali. La nostra visita comincia in Via S.Agostino, la via più storica di Darfo per poi continuare al convento Queriniano, edificio monastico settecentesco di grande bellezza architettonica, con il giardino ed il chiostro interno e con l'ex chiesa di Santa Maria della Visitazione che conserva affreschi dell'lnganni.

 

La visita procede verso la prima parrocchiale di Darfo, la chiesa dei Santi Faustino e Giovita ricostruita nel 1656 in stile barocco sulle vestigia della chiesa esistente nel XV secolo. All’interno numerosi affreschi di G. Teosa, una pala ad olio su tela del Guadagnini e una Deposizione del 1612 o del 1649 le cui attribuzioni chiamano in causa il Tintoretto, il Paglia e Palma il Giovane. L'altare del rosario dei fratelli Novi conserva due statue di marmo bianco attribuite al Simoni.

Ora ci trasferiamo a Pellalepre dove visitiamo la Chiesa dei Santi Bernardo e Defendente ricostruita all'inizio del diciottesimo secolo sulla chiesetta quattrocentesca dedicata a San Defendente. L'interno, ad un'unica navata, è ricco di affreschi alcuni dei quali vengono attribuiti al Teosa; la Madonna in trono con il Bambino, datato 1498, è invece attribuibile al Foppa. Restano alcune tracce di due affreschi più antichi, uno del 1200 ed un altro del XV secolo. E dopo Pellalepre ci trasferiamo a Fucine, il cui nome deriva dalle fucine a maglio azionate da un acquedotto posizionato sulla sponda destra del fiume Re, vicino ad antiche miniere di ferro. Utilizzava la forza dell'acqua anche un'antica segheria in via Montesuello. Segheria, in dialetto detta "Rasega", è il nome di una località di Darfo, un tempo ricca di fucine, magli e segherie. L'antica segheria, oggi inutilizzata, conserva ancora in buono stato antiche attrezzature. La parrocchiale di Fucine, dedicata alla Visitazione, fu ultimata nel 1646 sulle vestigia della chiesa di San Giovanni. L'interno in stile barocco conserva due statue del Ramus ed un paliotto attribuito al Fantoni; gli affreschi invece sono di G. Teosa.

Eccoci poi a Montecchio che per molti secoli fu indubbiamente il centro più importante, famoso anche per il Castello Rocca Federici, di cui restano soltanto la base, alta circa 4 m, di una torre a pianta quadrata in grossi conci di arenaria rossa, un ambiente sotterraneo a volte e gli imbocchi di due strade sotterranee. Spicca la perfetta ellisse descritta dalla linea del Ponte di Montecchio, monumento nazionale, ultimato nel 1686 su progetto di Francesco Cifrondi. Fatto di granito il ponte si erge su due scogli delle rive opposte nel punto in cui il fiume Oglio crea una dolce ansa. La parrocchiale di Santa Maria Assunta a Montecchio fu ricostruita nel 1623 sulle vestigia della sacrestia dell'antica chiesa parrocchiale precedente che fu distrutte dalla frana del 1471. Dell'antica chiesa rimane solo una finestra in stile quattrocentesco. Altro monumento nazionale, sempre a Montecchio, e la chiesa detta dell'Oratorio", la cui cappella era il portico d'ingresso dell'antico cimitero. Sulla parete laterale esterna si possono notare le tracce di un grande affresco del Giudizio Universale mentre all'interno compare una Crocifissione attribuita alla scuola del Da Cemmo. Arricchiscono la volta, preziosamente affrescata, una Madonna col Bambino e Apostoli, Evangelisti, Diaconi e Patriarchi. E dopo Montecchio ci trasferiamo a Boario Terme, le cui importanti fonti iniziarono ufficialmente ad esistere già intorno al 1500. A Boario è stata ultimata nel 1957 la più originale opera di architettura sacra della Valle Camonica, il santuario della Madonna degli Alpini, sulla cui facciata capeggia la gigantesca statua, in bronzo dorato, della Madonna con il Bambino.

Da Boario ci spostiamo ad Erbanno, borgo medievale che conserva caratteristiche antiche ed un importante patrimonio artistico.

Tutto il centro storico ha un'impronta altomedioevale: i numerosi portali in pietra Simona con iscrizioni e date, gli ampi porticati, le conchiglie incise negli architravi, i capitelli con grandi foglie decorate, i rosoni e le bellissime finestre rettangolari. A guardia del paese resta Palazzo Federici con i suoi portali in pietra Simona, su uno del quali spicca la data 1585. Al suo interno alcuni affreschi quattrocenteschi riconducibili alla scuola del Da Cemmo, un camino rinascimentale, ed il soffitto composto da 36 tavolette di legno dipinte con figure allegoriche e profili di personaggi maschili e femminili. Si distingue inoltre Casa Ballardini (sec. XVI) con il suo snello doppio loggiato con capitelli riccamente decorati. Ritroviamo lo stemma della famiglia nella loggia inferiore sorretta da capitelli del 1400. All'interno è famosa la stanza con affreschi del 1600 delta "la stanza del vescovo" in cui si racconta soggiornò il cardinale Borromeo in visita pastorale in Valle Camonica. Ed eccoci ad Angone dove visitiamo la parrocchiale dedicata a San Matteo ultimata nel 1646 sui resti di una chiesa precedente forse del '400.

La chiesa è piccola ma contiene opere preziose come il paliotto in legno attribuito allo Zotti e il ciborio e la cornice dell'altare maggiore attribuiti al Ramus. L'affresco di Sant’Anna con Maria bambina e del '400.

E dopo la visita ad Angone eccoci a Gorzone, nota nei secoli per le cave di pietra Simona. Il centro storico è ricco di opere d'arte custodite in quattro belle chiese e nelle dimore signorili, tra le quali ricordiamo l'imponente Castello Federici. E’ circondato da un bel parco e da una cinta murata che segue il pendio della collina sui cui sorge, a strapiombo sulla profonda e stretta valle del Dezzo, in una posizione strategica vista la sua collocazione a difesa delle impervie vie d'accesso alla Val di Scalve e alla Valle Camonica. Il castello fu ultimate nel 1160, nel 1288 venne assediato e danneggiato da alcune truppe inviate dal comune di Brescia. Sul portale del castello sono riconoscibili gli stemmi dei Federici e quello degli Scaligeri. Nel cortile si trovano un loggiato, un pozzo, attorniato da antiche palle di cannone in pietra, una scala in pietra Simona e una porta di forma ogivale. Nel cortile interno altri due loggiati simili ma più piccoli. All'interno del castello vi sono sale affrescate e soffitti a cassettoni, è conservata una collezione di ritratti dei Federici. Nel parco sorge una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista, la facciata è in stile tardo romanico con i muri in pietra a vista, l'interno è arricchito da affreschi del seicento e da un paliotto in cuoio dipinto da Giuseppe Picini. Un'altra testimonianza viene da Palazzo Minini, ex Federici, con il portale, gli archi e le colonne ben conservate. All'interno in una delle sale troviamo un bel soffitto ligneo a tavolette, antichi affreschi ed un camino del 1520. Fu residenza dei Federici anche Palazzo Rizzonelli (sec. XIV) edificato sul luogo di sepoltura degli appestati del 1575 e del 1630 che conserva per questo oltre a degli affreschi anche degli ex voto. Sempre a Gorzone merita una visita attenta la parrocchiale Sant'Ambrogio che fu eretta sulle vestigia della chiesa medioevale cui sono ancora visibili un antico affresco del '400, Madonna che allatta il Bambino, ed il portale laterale in arenaria rossa datato 1514. All'interno sono conservati affreschi di Giuseppe Teosa, ed una pala ad olio su tela, SS. Trinità con i Santi Ambrogio ed Agostino attribuita al Guadagnini. L'altare maggiore in marmo e della bottega dei Fantoni. Un'altra importante opera che troviamo a Garzone è il Mausoleo di Isidoro Federici, eretto dopo il 1336 in stile gotico lombardo ottimamente conservato.

Andiamo a Corna per vedere la parrocchiale di San Giuseppe terminata nel 1926 dopo la guerra ed il disastro del Gleno (1923). Gli affreschi sono opera di Longaretti, mentre la pala del 1611 è di Gasparini.

Il piccolo gruppo in bronzo è di Timo Bortolotti. Merita un cenno la chiesetta del Sacro Cuore di Gesù (sec. XVII), detta "Cappellino", un tempo intitolata ai morti di peste ora dedicata ai morti del Gleno. Lasciamo Corna e ci trasferiamo a Capo di Lago un piccolo paese sulla sponda orientate del Lago Moro che si conclude in prossimità della chiesetta di Sant'Apollonia. Il portale in arenaria è seicentesco come il portichetto antistante e gli affreschi che sono ancora visibili di fianco al campanile.